Oggi, 3 maggio, ricorre la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa. Come ogni anno Reporters Without Borders stila la classica annuale e quest’anno il posto ricoperto dall’Italia è amaro. Il nostro Paese infatti ha perso ben 17 posizioni passando dal 41° al 58° posto. Subito dopo l’Italia ci sono Paesi come Niger, Ghana, Kosovo e via discorrendo. Ma come nasce questa Giornata e perché l’Italia continua a fare passi indietro?
La Giornata della Libertà di Stampa inizia ad essere celebrata nel 1993 ed è stata istituita dalle Nazioni Unite. La libertà di stampa è tutelata dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Anche la Costituzione Italiana, in teoria, la tutela con l’art. 21, parlando di libertà di pensiero e parola anche a mezzo stampa: “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure […]”.

La situazione italiana
Come già scritto nel primo paragrafo l’Italia ha perso 17 posizioni piazzandosi quest’anno al 58° posto. Il dato è allarmante se si considera che il nostro Paese si vanta di essere una democrazia e di esercitare la piena libertà informativa. La realtà però è ben diversa.
Ci sono diversi punti che hanno fatto entrare il giornalismo italiano in un binario morto che, di questo passo, è destinato soltanto a peggiorare. Due però, spiccano attualmente su tutti gli altri. Il primo riguarda le logiche politiche e governative. Sempre più spesso, infatti, i giornali obbediscono alla corrente politica di turno.
Il secondo riguarda invece la logica del guadagno. Ormai il giornalismo cartaceo è stato quasi interamente sostituito da quello online. Sul web però la logica economica ha un sistema diverso rispetto al giornalismo cartaceo, ovvero le visualizzazioni. Si lavora per pubblicità (più un sito è visitato più gli sponsor pubblicitari ti pagano affinché metti le loro pubblicità sul tuo sito) e per ingraziarsi Google.
Da qui tutte le logiche Seo con titoli acchiappa clic e frasi ad effetto che possano sia indirizzare Google a mettere in cima alle ricerche l’articolo sia tentare i visualizzatori ad aprire il pezzo. Ad oggi sono pochi quelli che desistono dalle mere logiche di guadagno che provocano la bassa qualità d’informazione. Tra questi ci sono alcuni editori indipendenti.
La conclusione? Finché non si troveranno soluzioni alternative che bilancino guadagno + corretta informazione, e si obbedirà alle forze politiche di turno, la posizione italiana è destinata a scendere ancora di più.
Uno sguardo sul mondo
Reporter Without Borders (RWB), o Reporters Sans Frontières (RSF) o Reporter Senza Frontiere (RSF) è un’organizzazione no-profit e non governativa che si batte per la libertà di informazione e di stampa. La sua sede principale è a Parigi. Per quanto riguarda la lista stilata quest’anno al 1° posto troviamo la Norvegia, seguita da Danimarca, Svezia, Estonia, Finlandia, Irlanda e Portogallo. Invece all’ultimo posto, il 180°, c’è la Corea del Nord preceduta da Eritrea, Iran, Turkmenistan, Myanmar, Cina, Vietnam, Cuba, Iraq, Siria, Palestina, Yemen, Egitto, Bahrein e Arabia Saudita. Tutta la classifica è consultabile sul sito rsf.org.