Guardiamo le coppie di anziani che si tengono per mano e ci sembra un traguardo impossibile da raggiungere. I loro sguardi complici e colmi di tenerezza ci commuovono, tutto ci sembra così distante dal mondo di oggi. Ci guardiamo intorno, guardiamo tra noi, e quell’amore unico, forte, frutto di una vita insieme ci sembra pura utopia. Dov’è l’errore? Cos’è successo ai sentimenti di oggi?
Difficile trovare una risposta univoca perché, si sa, ogni storia è diversa. Forse, però, possiamo trovare un punto di partenza nelle parole del sociologo Zygmunt Bauman.

“Le emozioni passano, i sentimenti vanno coltivati“, così recita il titolo di una delle sue ultime interviste. Classe 1925, un’unica donna amata per tutta la vita. Una favola viene da pensare. E invece no. Ed è proprio Bauman a distoglierci da questa visione. Racconta delle difficoltà, delle fatiche, di tutte le innumerevoli volte in cui l’istinto era quello di mollare. E invece…
Ripercorriamo le parti più importanti della sua analisi.
“Non conosciamo più la gioia delle cose durevoli, frutto di lavoro.
Oggi siamo esposti a mille tentazioni e rimanere fedeli certo non è più scontato.”
Inizia così l’intervista di Zygmunt Bauman. Quando il giornalista chiede al sociologo cosa spinge oggi le persone a cercare sempre nuove storie, Bauman risponde che c’è una continua ricerca di appagamento, senza avere mai la certezza di essere stati soddisfatti abbastanza.
Dunque siamo condannati all’infedeltà e a vivere relazioni brevi? “Nessuno è condannato“, risponde Bauman, “di fronte a diverse possibilità sta a noi scegliere. Alcune scelte sono pù facili e altre più rischiose. Quelle meno impegnative sono più semplici rispetto a quelle che richiedono sforzo e sacrificio“.
Ed èa questo punto che Bauman parla della moglie, quando il giornalista gli chiede come lui abbia fatto a vivere un amore duraturo, arrivando a vivere la vecchiaia insieme, affrontando la noia della quotidianità.
“L’amore non è un oggetto preconfezionato e pronto per l’uso. È affidato alle nostre cure, ha bisogno di un impegno costante, di essere ri-generato, ri-creato e resuscitato ogni giorno. Ma mi creda, l’amore ripaga quest’attenzione meravigliosamente.”
A questo punto il giornalista chiede se quello tra Zygmunt e sua moglie Janina sia stato un amore a prima vista: “Sì, le feci una proposta di matrimonio e, nove giorni dopo il nostro primo incontro, lei accettò. Ma c’è voluto molto di più per far durare il nostro amore, e farlo crescere, per 62 anni“.
E ancora, gli viene chiesto se lui e sua moglie avessero mai attraversato una crisi: “Come potrebbe essere diversamente? Ma fin dall’inizio abbiamo deciso che lo stare insieme, anche se difficile, era incomparabilmente meglio della sua alternativa. Una volta presa questa decisione, si guarda anche alla più terribile crisi come a una sfida da affrontare. L’esatto contrario della dichiarazione meno rischiosa: “Viviamo insieme e vediamo come va…” tipica dei tempi d’oggi. In questo caso, anche un’incomprensione prende la dimensione di una catastrofe seguita dalla tentazione di porre termine alla storia, abbandonare l’oggetto difettoso, cercare soddisfazione da un’altra parte“.
Dunque è possibile resistere alle tentazioni? Secondo il sociologo sì: “È richiesta una volontà molto forte per resistere. È lo stato dell'”essere tentati” ciò che in realtà desideriamo, non l’oggetto che la tentazione promette di consegnarci. Desideriamo quello stato, perché è un’apertura nella routine. Nel momento in cui siamo tentati ci sembra di essere liberi: ma non abbiamo ancora raggiunto il punto di non ritorno. Un attimo più tardi, se cediamo, la libertà svanisce e viene sostituita da una nuova routine. La tentazione è un’imboscata nella quale tendiamo a cadere gioiosamente e volontariamente. Quando ciò che ci circonda diventa incerto, l’illusione di avere tante “seconde scelte” è invitante. Muoversi da un luogo all’altro (più promettente perché non ancora sperimentato) sembra più facile e allettante che impegnarsi in un lungo sforzo di riparazione delle imperfezioni della relazione attuale. L’amore esclusivo non è quasi mai esente da dolori e problemi, ma la gioia è nello sforzo comune per superarli“.
È possibile ridare all’altro la sua unicità? “L’amore richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l’altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di attenzione. Ma possiamo comprare tutto, non l’amore. Non troveremo l’amore in un negozio. L’amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana“.

Le parole di Zygmunt Bauman entrano dentro di noi, ci scuotono, ci fanno riflettere. A quanti di noi è successo di vedere il proprio amore finire da un giorno all’altro? Magari per litigi e incomprensioni che in fin dei conti si sarebbero potuti chiarire. E invece l’altro ha preferito girarsi dall’altra parte e allontanarsi, lasciandovi nelle macerie che aveva creato per la sua metà. Ed è lì che sei portato a chiederti se il sentimento, o la storia, vissuta fino a quel momento sia stata sincera. Si è trattato di amore? E se è sì, allora perché non è riuscito a sopravvivere? Ripensiamo alle parole di Bauman e forse troveremo delle risposte. L’amore richiede fatica, sforzo, e coraggio. Perché per restare ci vuole innanzitutto questo. Il coraggio di tenersi.

Di rimettersi ancora in gioco, e anche in discussione. Di vedere i propri errori, limiti, sbagli. In più ci vuole la forza. Prendere in mano un rapporto con crepe e ferite non è facile. Il pensiero che viene è quello di voler mollare, tanto ci saranno altre storie, altre persone adatte a noi. O magari si chiude con la voglia di costruire un rapporto duraturo e ci si butta nelle avventure, nelle storie leggere, senza impegno. La facilità e la leggerezza sono una tentazione, come ci ricorda Bauman, ma solo apparentemente. Perché quel vuoto lo sentiremo sempre. Quel vuoto che si sente quando manca un abbraccio sincero, quel piatto a tavola solo per uno, quel letto pieno di tanta gente di passaggio ma vuoto per dormire. Siamo circondati da connessioni e rapporti virtuali, da tanta gente che sembra perfetta come da scegliere su un catalogo: social, foto, filtri. Volti tutti diversi, ma purtroppo considerati tutti uguali.

Viviamo in un tempo in cui ognuno crede che ci sia sempre qualcosa di meglio rispetto a ciò che ha. Per questo nessun rapporto o relazione riesce a durare. Non appena insorge un problema è più facile andare via che cercare di risolverlo, insieme.
