Il potere terapeutico del mare

Calmo o in tempesta, sembra capire sempre il nostro stato d’animo. Ci ascolta, ci aspetta, ci rasserena. Sembra sapere ogni volta di cosa abbiamo bisogno. E dopo averci ascoltati, ci aiuta a trovare le risposte che cercavamo e a ritrovare la forza per riprendere a camminare sulla la nostra strada.

Ognuno di noi ha un luogo in cui si rifugia. Trovare un ambiente che ci faccia sentire al sicuro, sereni, come se fosse una seconda casa non è facile. Un luogo può essere bellissimo ma non necessariamente riesce a farci stare bene. L’ambiente di riferimento è soggettivo: c’è chi sta meglio in montagna, chi immerso nella natura di una campagna, chi tra le strade di città e chi ancora al mare. Ogni dimensione può andare bene, purché ci aiuti. Per molti tale Casa è rappresentata dal mare.

Una decisione difficile da prendere, un bivio che ci inquieta, tante domande e poche risposte. Ecco una delle situazioni tipiche di conflitto interiore. E allora ecco dirigerci verso il mare. Arrivare, guardarlo e d’improvviso tranquillizzarci. Riusciamo ad analizzare meglio una situazione, lasciando da parte ansie e paure che ci annebbiano la testa. Guardiamo il mare e sembra che ci suggerisca la decisione da prendere, la direzione da imboccare ad un bivio, la scelta da fare. Andiamo via più rasserenati, pronti a riprendere la strada della nostra vita o ad imboccarne una nuova. E quasi gli sorridiamo prima di congedarci, come a volerlo ringraziare. Voltandoci un’ultima volta indietro a guardarlo, sapendo già che torneremo ancora.

Un brutto episodio accaduto nelle nostre vite ci ha scombussolati, facendoci provare tanta di quella rabbia da quasi non riuscire a respirare. Pugni al muro, corse con la macchina in autostrada a folle velocità, parole feroci scaricate sui nostri cari usandoli come sfogo. Oppure andare al mare. Magari in un angolo tranquillo dove non incontrare gente, dove attorno non ci sia nulla. Lì dove, al riparo da sguardi puntati e case indiscrete, possiamo urlare con tutta la voce che abbiamo fino a liberarci. E se la voce non esce, vale sempre la pena sedersi di fronte a lui, il mare. Piangere, parlargli. Pensieri su pensieri. I vostri e i suoi. Parlare al mare e sentirsi quasi ascoltati, compresi, capiti. La rabbia si è un po’ acquietata, e la vita non si ferma aspettandoci. Quindi ringraziamo ancora una volta il mare e proseguiamo sulla nostra strada. 

Ci sono quelle giornate in cui non è successo nulla di grave, ma in cui stiamo male. Quelle che basta un nulla per avere lacrime sul viso, e pensieri pesanti. Quelle in cui sembriamo insofferenti. Il cuore accelera senza un perché e noi siamo intrattabili. Tutto ciò che siamo obbligati a fare durante la giornata, i nostri doveri di lavoratori, studenti, genitori, compagni, sembrano pesare di più. Non riusciamo a far nulla. Sembriamo bloccati. Confusi. Smarriti. Stanchi. Qualcuno se ne accorge e ci chiede il perché, ed è lì il peggio. La domanda che meno si sopporta. Chiedere come stai, cos’hai, a qualcuno che non voleva farsi notare, o che semplicemente non lo sa spiegare. 

Capita spesso di non avere motivazioni da dare alla gente, perché non potrebbe capire, o forse perché i primi a non avere il coraggio di sentirle siamo noi stessi. Eppure noi sappiamo sempre perché stiamo così. Quali ricordi sono riaffiorati nella nostra memoria, quali ci danno il tormento

Così sentiamo il bisogno di lui. Il mare. Ritrovarci di fronte a quel silenzio, a quell’unico rumore di onde che si infrangono sugli scogli, o altre che si riversano sulla riva per poi ritirarsi indietro. 

Infinite sono le sensazioni che il mare riesce a dare: serenità, calma, pace, quiete, ordine. Riattiva i pensieri buoni e calma quelli negativi. Cura le ferite appena create, e altre riaperte. Ci scuote dentro. Ci fa vedere le cose da una prospettiva diversa, mettendoci davanti agli occhi soluzioni e risposte che non riuscivamo a vedere fino a quel momento. 

Chiunque ami il mare a tal punto sta bene in qualsiasi posto lui ci sia, spiaggia, scogliera, ovunque e sempre. La mattina col sole, per scaldarsi da quei vuoti freddi e gelidi che ci portiamo dentro. O con il cielo grigio, che accompagna le giornate di malinconia e di conflitto. Al tramonto, quando una giornata sta terminando e ci servono le forze per sperare che quella dopo sia migliore. La sera, per osservare il riflesso della luna su quella distesa d’acqua scura, e non smettere mai di meravigliarci. 

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