18 Giugno 2020
Sì, per un attimo è successo. La sensazione di voler cambiare. Non vita, lavoro, borsa, colore alle pareti. Cambiare io. In peggio. In quello che ho sempre detestato negli altri. È successo, sì. Quando tutto è diventato buio, quando i coltelli sulle spalle erano affilati, quando le mura sono diventate una gabbia senza via d’uscita. Sì, l’ho pensato. Mi sono detta, appena mi rialzo da questo terribile momento voglio imparare. A mentire, tradire, scavalcare, ingannare, prevaricare, schiacciare. Voglio diventare il peggio di me, qualora esistesse. Ma poi non ci sono riuscita. Ho compreso che essere spietati, egoisti, incoerenti, cattivi fa parte di voi. Non di me. Ed io, per quanto ho sofferto incredibilmente, e forse soffrirò ancora, ho cominciato a considerare questa sensibilità come un dono. Io sento laddove voi non percepite, vedo laddove voi nemmeno guardate. Amo forte, proteggo sulla mia pelle, lavoro tanto e so pesare ogni responsabilità. Non so tradire e non voglio imparare a farlo, non so fare del male e me ne vanto. Mi sono sentita fuori posto per tutta la vita. Ho creduto di non riuscire mai a stare al mondo, di non trovare mai un angolo adatto a me, persone capaci di vedere davvero chi fossi. Ma non diventerò come gli altri, non mi illuderò che questo possa servire a sentirsi a proprio agio. Ci ho provato, a volte, ad uniformarmi, ad essere come il mondo mi vuole. E adesso ho capito: non fa per me. Voi tenetevi il mondo, io mi tengo me stessa. E sono fortunata per questo, adesso lo so.