Stalking, non sopportate. Parlatene

6 Settembre 2020

Oggi vorrei raccontare qualcosa che mi riguarda anche se decidermi a farlo non è stato facile. Però qualcuno mi ha detto che fare rumore è sempre meglio di restare in silenzio. Inoltre, forse, posso anche essere utile ad altre donne affinché magari non perdano tutto il tempo che ho perso io e trovino prima il coraggio di raccontare una situazione non normale. Da ormai 8 mesi sono stata vittima di stalking e, mentre scrivo il numero 8, mi sembra assurdo che sia passato così tanto tempo senza che io riuscissi a fare nulla. Però è così. Ho sottovalutato la cosa. Me la sono tenuta per me, perché non volevo coinvolgere le persone a me care ma anche perché, inconsapevolmente, cercavo le colpe di quello che stava accadendo. Quando ho trovato il coraggio di raccontare tutto avevo paura di sentirmi dire che forse stavo esagerando, invece mi sono sentita dire che stavo perdendo tempo e che le cose sarebbero potute degenerare. Prima di riuscire a raccontare tutto quello che ho vissuto in questi mesi alle mie più care amiche i mesi sono diventati 8 e, credo, mi porterò dietro più il loro sguardo sconvolto dal non averglielo detto prima che quello per la storia in sé. Ne avrò parlato, ad occhio e croce, con un amico e mia madre, ostentando sempre la massima serenità e omettendo tutto quello che avrebbe potuto farli preoccupare troppo. A ripensarci non condivido come ho affrontato la cosa, ma è sempre molto facile guardare a posteriori. Così com’è facile giudicare dall’esterno gli altri, ma la verità è che solo noi possiamo capire cosa ci sta succedendo. Io sono sempre stata una “dalla parte delle donne”, una che le invitava a reagire e a farsi sentire, e sono stata la prima a farlo quando chi mi ha messa al mondo non era esattamente il principe azzurro che ogni figlia meriterebbe. Sono cresciuta con l’insegnamento costante che una donna vale sempre meno di un uomo, che l’unico modo per risolvere le cose sono le mani addosso, che una donna non deve lavorare ma solo obbedire all’uomo, e altre cose simili. Sono cresciuta come una ribelle e mi piaceva sfidare chi mi ha messo al mondo, anche quando sapevo che le conseguenze sarebbero state amare. Quando tutti i bambini avevano il sogno di diventare astronauti e dottori, io sognavo solo di allontanarmi dalla mia famiglia e di lavorare, essere indipendente. Per questo a 14 anni iniziavo a fare la babysitter di nascosto e mettere da parte tutto ciò che potevo. La mia indipendenza è sempre stata la mia forza, ma lo è sempre stata anche la mia solitudine. Perché quando ero piccola e cercavo aiuto negli altri non lo trovavo mai. La mia era una famiglia “all’antica”, quindi i panni sporchi si lavano in famiglia e il marito/padre te lo tieni qualsiasi cosa faccia. Quando io e mia madre abbiamo deciso il momento di dire basta ci siamo ritrovate completamente sole, ma è stato li che ho deciso che non avrei mai più permesso ad un uomo di dirmi cosa fare, chi ero, quanto valevo e condizionarmi. Ho sempre avuto il coraggio di intraprendere tutte le battaglie che servivano per stare bene io e mia madre, anche le più difficili, non ho mai avuto paura né di lui né di altri uomini della mia famiglia e pensavo di essere invincibile. Non ho mai voluto una famiglia mia perché avevo paura di perdere la mia libertà. E tutti i miei rapporti di coppia sono stati condizionati dal mio passato. Ma proprio per aver affrontato ogni situazione da sola, e aver scoperto di non aver bisogno di nessuno, pensavo sarebbe andata sempre così. La verità, però, è che nessuno è invincibile, e ci sono delle situazioni in cui solo chiedendo aiuto si può trovare una soluzione. Ho impiegato più di 8 mesi per capirlo perché, pur avendone passate tante con gli uomini, una situazione del genere si è rivelata totalmente nuova e ingestibile per me. La verità è che mi sembrava tutto così assurdo da non comprenderne la gravità e ripetevo ogni giorno a me stessa che tanto sarebbe finita prima o poi. Intanto uno sconosciuto, visto 4 volte in due anni per motivi tutt’altro che personali, sfogava la sua follia nei miei confronti. Io di mio do poca, pochissima confidenza a chiunque. In 28 anni ho amato poche, pochissime volte, e quelle poche volte è stato solo per Amore. Ho poi frequentato qualcuno, certamente, ma ho sempre capito in breve tempo che non sarebbe nato nulla. In questo caso, però, non c’è stata nemmeno quella fase, della frequentazione. Non c’è stata una storia né un percorso che potesse diventarlo. Per questo mai, mai, mi sarei potuta immaginare che un uomo con cui non c’è mai stato nulla, potesse ossessionarsi per qualcuno. All’inizio pensavo la cosa passasse, ma invece tutto peggiorava soltanto. Pur avendo sempre messo in chiaro la situazione in molte occasioni, ed aver ripetuto che mai sarebbe potuto accadere qualcosa, nella sua mente si costruiva una realtà parallela nella quale io mi sono ritrovata senza deciderlo. Le citofonate impazzite a qualsiasi orario, le ossessioni scritte in ogni forma, gli appostamenti sotto casa sono solo alcune delle cose passate. Tutto è stato condizionante: l’ansia di dover uscire da casa o di dover rientrare; i numeri sconosciuti a cui non sapere se rispondere nelle chiamate; nuovi contatti social sempre pronti a trovare modi per comunicare; pacchi lasciati sotto casa che non sai mai se aprire; cuore sobbalzato ad ogni colpo di citofono e molto altro. Mi sono ripetuta spesso che forse non era così grave, che qualcuno con cui non hai condiviso nulla non può fissarsi così. Mi sono chiesta spesso dove avessi sbagliato, cosa avessi detto o fatto per arrivare qui. Nel frattempo il tempo passava ed io perdevo concentrazione, lucidità, calma. La prima persona a cui ho raccontato tutto è stata mia madre, anche se avrei voluto risparmiargli questa ennesima ansia in una vita, come la nostra, che ne ha sempre dovuta respirare tanta. Ma è stato inevitabile, vivendo insieme. Ovviamente, come ogni persona esterna a me, si è resa conto prima di me di quello che stava succedendo e mi ha intimato di procedere con azioni forti. Ma non mi ha obbligata a farlo quando mi ha vista smarrita e confusa. Forse ha compreso la mia stanchezza nel dover affrontare un’ennesima situazione “forte” o, semplicemente, ha aspettato che capissi da sola. Ad un certo punto, dopo alcune situazioni fuori controllo, ho capito che la situazione era davvero precipitata e dovevo agire. Adesso mi affido a chi di dovere, e so che le cose torneranno al loro posto. Ho trovato solo persone che hanno capito tutto e ne sono grata. Tutte le mie paure di giudizi e nasi storti non si sono mai verificate ed è proprio vero che quando cresci in un certo ambiente ti porterai insicurezze per sempre. Non so dire cosa sia successo che non mi abbia fatto parlare al tempo giusto, ma quello che voglio dire è che le persone si approfittano quando ti vedono “sola”, perché pensano di poterti condizionare più facilmente. Quindi parlatene, parlatene sempre. Non abbiamo colpe di ciò che fanno gli altri, e non dobbiamo vergognarci noi per i loro comportamenti. Da soli siamo forti ma per salvarci a volte abbiamo bisogno degli altri.

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