«Quando ti ho conosciuta la prima cosa che ho pensato è che con te avrei voluto farci un figlio.»
«Un figlio?»
«Sì lo so che hai sempre detto di non volere figli. Ma io ho sempre sperato di riuscire a farti cambiare idea. Di farti capire, piano piano, con amore, che mamma grandiosa saresti stata.»
«Perchè hai pensato proprio questo?»
«Non lo so. Quando ho iniziato a conoscerti ho pensato che tu fossi una donna incredibile. Non una ragazza, una donna! Avrei potuto pensare di portarti a letto, di fare un viaggio, di andare in un posto. Invece ho pensato questo, che con te avrei avuto voglia di fare un figlio. Di avere una famiglia.»
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Cadrai? Ti rialzerai! Ti amo amore mio
Eravamo in piazza, tra amici. Avevamo avuto discussioni, poi lui era partito, ed erano settimane che non ci vedevamo. Avevo il cuore a mille, anche se dubitavo che vedersi potesse essere ancora come prima. Magari saremmo stati gelidi, cambiati, indifferenti. Poi fu un attimo. Arrivò e il tempo di nemmeno un ciao già lo stavo abbracciando. “Ciao amore mio”, pensai dentro di me.
Più tardi mi si avvicinò qualcuno che per me era come una mamma. Mi portò più in là, in disparte.
«Cos’hai piccola? Lo vedo che non stai bene.»
«Sì, è un periodo pesante. Tanti problemi diversi.»
«E qui come va?» Mi chiese poggiandomi una mano all’altezza del cuore.
Poi si voltò a guardare il mio lui. Rimasi sorpresa perchè non le avevo detto nulla in quei mesi, era un sentimento così pulito che avrei voluto tenerlo protetto dal mondo, la paura di perderlo era immensa. Non facevamo grossi gesti davanti agli altri.
«Come l’hai capito?» Le chiesi.
«Lo so da mesi. Un giorno vi ho visti insieme, era Gennaio. Lui ti sfiorava come solo chi ti ama può farlo, e tu lo guardavi come solo chi ama può guardare.»
Feci un sorriso imbarazzata. «Sì però non funziona. Non lo vedo preso, sono sempre io a rincorrerlo. Ed ho paura di soffrirci dopo.»
«Piccola mia, io lo so che fino ad oggi hai solo sofferto, che le cose non sono mai andate per come ti meritavi e che la tua fiducia nel mondo è minima, ma non puoi frenarti per questo. Lo vedi quell’uomo laggiù?» Mi disse indicando il mio lui. «Vattelo a prendere. Buttati con tutta te stessa. Fate qualcosa! Sposatevi, fate un figlio, andate a vivere insieme! Costruitevi qualcosa di vostro, solo vostro. Andrà male? Ti accorgerai che le tue paure erano giuste? Cadrai? Ti rialzerai! Come tutte le volte che l’hai già fatto fino ad oggi. Lo vedi quell’altro uomo laggiù?» Mi disse indicando suo marito. «Ero molto più piccola di te quando ho messo in gioco tutta me stessa. Avevo solo 20 anni, un figlio in arrivo e la paura di saltare. L’istinto era quello di buttare tutto all’aria, e continuare per la mia vita. Ma se lo avessi fatto oggi non avrei la famiglia meravigliosa che ho. Vuoi sapere se è stato facile in questi anni? No! In 20 anni ho pensato di divorziare almeno 17 volte, tenendo conto solo di quelle serie! Siamo arrivati a dirci di tutto, abbiamo litigato così tante volte da perdere il conto, ci siamo allontanati e abbiamo lanciato anche qualche piatto forse. Ma ci siamo sempre ripresi, sempre tenuti, sempre amati. E lo amo ancora oggi, e lui ama me. Adesso andiamo da loro.»
Mi prese a braccetto e ci dirigemmo verso i nostri uomini. Arrivai dal mio e decisi di fare un altro passo verso di lui, perchè alla fine lo facevo per noi. Avrei voluto ne facesse uno lui, almeno stavolta. Avrei voluto essere più orgogliosa e farmi inseguire un po’. Ma con lui non funzionava. Se scappavo lui mi lasciava andare. Ci teneva poco? Può darsi. Ma in quel momento non riuscivo ancora a lasciarlo andare.
«Vieni un attimo con me?» Gli dissi prendendolo a braccetto. Lui annuì. Camminammo un po’, allontanandoci dalla piazza e da occhi indiscreti. Mentre camminavamo scherzammo un po’: «che è successo?» Mi chiese lui.
«Ti devo rimproverare per una cosa.» Gli dissi. Mi guardò preoccupato.
E invece, non appena fummo sufficientemente nascosti, lo guardai occhi negli occhi. Gli stessi occhi che amava tanto, gli stessi che sistemavano sempre tutto. Mi avvicinai piano piano «mi sei mancato» gli dissi.
«Anche tu» mi rispose. Da lì non ricordo più il dialogo perchè ero totalmente andata, persa. Ci baciammo di un bacio bellissimo. Erano mesi di baci eppure quello mi sembrò il primo. A volte con lui accadeva. Guardarsi era ogni giorno come il primo giorno. Fu bellissimo quella sera. Era come se la gente intorno a noi fosse scomparsa.
Poi ci guardammo ancora, sapevo cosa voleva sentirsi dire. Mi aveva detto ti amo un po’ di tempo fa ma io non ero mai riuscita a dirglielo. Ero molto chiusa sentimentalmente, e molto spaventata. Piena di ferite e cicatrici. A volte mi aveva un po’ spinta a dirglielo, e la cosa mi aveva infastidito. Ma non gliel’avevo mai detto. Così quella sera provai a farmi forza, ad andare oltre i miei limiti. Avevo interrogato il mio cuore e speravo mi aiutasse a parlare per me, che di parole ne usavo pochissime.
«Cosa provi per me?» Mi chiese.
Glielo dissi, mentre mi scoppiava il cuore: «io ti amo».
Mi sorrise: prima con gli occhi, che si illuminarono, poi con tutto il resto del viso. E mi strinse fortissimo.
Il posto
E alla fine, di tutti i luoghi dove tu di nuovo andrai, sarà casa il posto dove più mi penserai.
Andare via in silenzio
Ieri avrei voluto chiamarti. Scriverti.
Che a scrivere sono sempre stata più brava. Sarei riuscita a guardarti non con occhi incerti, nostalgici, pieni di ciò che eravamo stati. Non più. Non come fino all’ultima volta che ci siamo incontrati, prima che avessi chiara la nostra realtà. I tuoi copioni. I tuoi bluff da poker. Avrei voluto dirti che ce l’ho fatta. Ad andare avanti. Finalmente. Dopo domande e notti insonni non ho più dubbi su chi tu sia. Avrei voluto dirti che ad amare non si gioca. Che ogni parola va pesata. Ogni persona rispettata. Avrei voluto dirti che quando ti penso non sento più nulla. Perché ho amato una persona che non è mai esistita e che quindi tu per me, adesso, sei solo un estraneo. Sconosciuto. Ma non sarebbe servito. E allora ho scelto l’eleganza di andare via in silenzio. A volte qualcuno non merita nemmeno il nostro rumore.
Via
E allora scegli il luogo
e fai il biglietto,
e sali su quel treno
per non tornare più…
e poi non ti voltare.
Ho stima di te
Lui la guardava ogni volta come se fosse la cosa più bella mai vista. Ma non riusciva a dirglielo quanto contasse lei nel suo cuore. Non riusciva a dirle una parola. Dentro di lei si scavavano insicurezze profonde, e tutte le volte che si sentiva così si aggrappava a quello sguardo, era l’unica cosa che aveva, l’unica certezza che lui le dava.
Poi una sera capì che senza volerlo la stava allontanando.
E allora le disse: «io ho stima di te».
«Stima di me?» lei gli rispose.
«Sì, ti stimo per la donna che sei. Prima della tua bellezza, prima dei tuoi pregi, io ho stima di te. Perché nonostante tutto quello che hai vissuto ti sei rimboccata le maniche e ti sei fatta da sola. Perché non chiedi aiuto a nessuno. Sei una donna che basta a se stessa.»
Lei lo guardava incredula, ma felice.
«Tu sei un esempio per me. Mi hai insegnato un sacco di cose. E chissà ancora quante me ne insegnerai. E poi sei bella. Bella di una bellezza non comune, di una bellezza particolare. Sei bella in tutto ciò che fai, nei tuoi modi, in ciò che sei.»
Lei lo guardò con occhi colmi di stupore, si sentiva bellissima come non si era sentita mai.
«E sei sicuro di voler restare? Io sono terribilmente complicata. Vivo tormenti non dimenticati e mi perdo spesso. Forse dovresti avere accanto qualcuna che sia più serena.»
«Tu sei piena di difetti. Molti li conosco e chissà quanti altri ne conoscerò. Ma io mi sono innamorato di te per questi. Non sarebbe amore se restassi solo per le cose belle. Sì, sono sicuro di voler restare. Con tutti i tuoi difetti, con tutti i tuoi casini, con tutti i tuoi pesi. Non me ne vado.»