Quando apri gli occhi al mattino dovresti vedere qualcosa che ami. Dovresti andare nel luogo che più di tutti senti tuo. Nel posto che più ti fa stare bene. Per poter iniziare al meglio la giornata o per riprenderti dopo una notte passata tra i pensieri che ti fanno male. Dovresti andare dove trovi pace e dove il tuo cuore possa riprendere a respirare.
Per me, il mare.
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Affidati al tempo
Un giorno capirai che c’è un motivo per tutte le cose che sono accadute, per tutto quello che hai vissuto. Non sempre c’è subito un senso a tutto. Non forzare il destino. Non tentare di trovare una logica. Non affannarti alla ricerca di risposte. La vita ti risponderà al momento giusto. Dietro ogni dolore c’è forse qualcosa che ti attende. Affidati al tempo e credi che il meglio debba ancora venire.
Lui le disse
«Ho letto le parole che hai scritto su di lui. Mi dispiace non essere io quell’amore che per te meritava oggi di essere salvato, mi dispiace non esserci stato quando hai provato a salvare il nostro e di aver capito troppo tardi la differenza che la mia vita aveva con e senza di te. Pazza per come sei, la metà perfetta di un sole caldo e premuroso e di una luna malinconica e silenziosa. Mi dispiace avere lasciato passare quel tempo e non averti tenuta più stretta quando avrei potuto. Ti ho persa, lasciandoti ad un altro, quando non ti ho tenuta abbastanza forte, quando ti ho lasciata andare. Tu non hai colpe, andare avanti e innamorarsi di un altro non è mai una colpa, mi dispiace di avertene date. Oggi non ti posso costringere in nulla, non posso obbligarti ad amare ancora e di nuovo me, ma io continuerò a pregare che un giorno vicino o lontano i tuoi occhi possano riguardarmi come mi guardavano una volta. Ti aspetterò sempre.»
Il punto di non ritorno
È sempre stata una mia caratteristica, quella di non buttare i rapporti davanti alle difficoltà, agli ostacoli, alle incomprensioni che sembrano insormontabili. Ho sempre pensato che i rapporti, quelli che sono valsi qualcosa, quelli che per costruirli hai messo fatica e cuore andassero salvati. Nulla di esageratamente forzato, semplicemente seguire quel filo invisibile che non li aveva mai spezzati. Non sono mai stata una che chiude facilmente i rapporti, che li butta davanti ai momenti difficili come se non ci fosse mai stato nulla. Ho sempre pensato che le difficoltà fossero dei segnali che la vita ti manda per mettere alla prova quel rapporto, per vedere quanto sia forte e vero. Ho sempre odiato questa mia caratteristica ma, col tempo, ho imparato ad amarla. Perchè mi fa dosare parole e comportamenti, dando valore ad ogni singola cosa. Amo questa parte di me perchè rispetta i rapporti che sono stati importanti. Perchè ci metto tutto il cuore, e l’impegno. Cerco di migliorare, di imparare dai miei errori e non mi arrendo mai. Non voglio rimpianti, per questo metto in gioco tutta me stessa. Però arrivo fino a quel punto, quello di non ritorno. Quello che, una volta sentito, non mi farà mai più tornare indietro.
Quello che so
Non esistono regole,
questo è tutto quello che so sull’amore.
Non mollare
«Sai non credo di farcela, non ce la sto facendo.»
«Certo che ce la fai! Guardati indietro e pensa a tutto quello che hai superato fino ad oggi!»
«Non metto in dubbio la mia forza. Però sono così stanca… Credo che nessuno meriti di vivere una vita solo in salita.»
«Hai ragione. Ma proprio per questo non devi mollare: la vita non ti ha ancora dato il suo meglio. E tu non puoi perdertelo.»
Il mare
La cosa più importante che ho imparato sul mare è che non ha stagione.
I capelli delle donne
Non per tutte le donne i capelli sono uguali. Per alcune sono solo un elemento di bellezza, per altre molto di più. Sono protezione, ad esempio. Per questo non riescono a tagliarli mai corti. Sentirsi le spalle coperte, ecco tutto. E poi sicurezza.
Se abbassi lo sguardo, nei momenti difficili e tristi, oppure in quelli belli e d’imbarazzo, loro ti seguono. Seguono i movimenti del tuo viso e ti accompagnano, nascondendo le emozioni che non vuoi far vedere.
Conta chi sceglie di esserci
Poi, di colpo, accade qualcosa. All’improvviso, durante la giornata. Di imprevisto, di forte, d’impatto. Ed è lì che capisci quello che fino a quel momento non avevi compreso. Oggi, quello che ho capito all’improvviso, nella mia giornata d’impatto, è che per capire chi davvero ci ha amati basta sapere che c’è stato. Non servono i regali che ci ha fatto, le sorprese che ci ha preparato, le volte che abbiamo litigato, quelle in cui ci siamo detti il peggio e quelle in cui ci siamo detti addio. Conta chi, nonostante tutto questo, è rimasto, sempre. Non perché tu glielo hai chiesto. Non quando tu l’hai cercato. Non quando tu gli hai raccontato. Conta chi è rimasto, da solo. Libero di scegliere. E ha scelto di esserci, anche con difficoltà, anche nei periodi in cui temeva che per lui non ci fosse più posto. Conta chi, nel bel mezzo della giornata, a volte all’improvviso ti ha chiesto “Come stai?” Così senza un motivo apparente, così solo perché ti stava pensando. Ecco, conta chi ti pensa e te lo dice. Scavalcando ogni limite e abbattendo ogni muro. E conta anche chi, pur non riuscendo a dirtelo, ti dice altro che ti riporti a quello. Chi ti ha visto nelle condizioni peggiori, nei momenti in cui ti sentivi più fragile, quelli in cui respingevi e allontanavi tutti.
Oggi ho avuto il mio momento d’impatto, la mia giornata più dura, dove devi essere forte. E quando mi sono girata pensavo non ci fosse nessuno e, invece, ancora una volta c’eri tu. Senza che sapessi nulla di me. Senza che io te lo chiedessi. C’eri. Ci sei.
Sul cuore
Vorrei raccontarti di tutte le volte che ti penso.
La mattina, appena apro gli occhi.
Quelli grandi, che amavi tanto.
Sicurezza e rifugio per te.
Sei già sveglio? Dormi ancora?
Sono tra i tuoi primi pensieri?
Vorrei raccontarti di tutte le volte che ti penso.
È mattina presto, io e te e basta,
una passeggiata in una città sconosciuta.
Sono in cucina, l’odore del caffè.
Sarà dura anche questa giornata?
Mi avresti detto no, anche se sapevi
sarebbe stato un sì.
Di quando entro al supermercato.
Vorrei comprarti tutto quello
che non posso più regalarti.
E che sarebbe stato sempre la metà
di tutto quello che tu compravi per me.
Stasera mangio fuori.
Sto chiudendo casa e penso a te.
Scendo le scale e penso a te.
Apro il portone e guardo la macchina,
anche se lo so che non ci sei.
“Dove andiamo?” Chiedevi.
“Non lo so, scegli tu” Rispondevo.
E passavamo delle ore. Indecisi e complici.
Divertiti e complici. Arrabbiati e complici.
Complici sempre, io e te.
Invece stasera hanno già scelto.
Non passerò delle ore, indecisa.
E non sarò complice, di sguardi e sorrisi.
Di baci e abbracci stretti.
C’è la nostra canzone.
Al mare e al centro commerciale.
In macchina e alla televisione.
Stai cercando un modo per parlare?
C’è una coppia di anziani, qui davanti a me.
Si sorridono, stretti, e un po’ litigano,
ma sempre stretti.
“Io e te tra qualche anno” Avresti detto.
Avrei sorriso. Sorrido anche adesso.
Chissà se torneremo, tra qualche anno.
Vorrei raccontarti di tutte le volte che ti penso.
E sono tante, come vedi.
E ne mancano molte altre, mi credi?
Il tempo non serve a dimenticare,
la distanza non basta per non amare,
il silenzio si può ascoltare.
Ti porterà lì, dove sei rimasto,
lì, dove ti tengo.
In alto, a sinistra.
Sul cuore.