Io l’ho visto sbagliare, in una storia. La sua. L’ho visto combinare casini, tanto quanto lei. O forse di più, o forse di meno. Che importa? L’amore non si quantifica in colpe. Errori comuni delle storie, che però uno dopo l’altro ad un certo punto sembrano irrisolvibili. E dopo averlo visto sbagliare, l’ho visto ritornare. Tentarle tutte per voler ricominciare, provando a cambiare ciò che non andava, provando a far combaciare i pezzi che non erano riusciti ad incastrarsi. E ci ha creduto davvero. Ci ha creduto per due. Ha lottato per due. Ha sperato per due. Ha aspettato. Ha atteso lei. Perché lui l’aveva scelta. Dalla prima volta. Ogni volta. Oltre ogni addio, oltre ogni “è finita”, oltre ogni “siamo troppo diversi”, oltre ogni “non può funzionare”. Lui era stato più forte degli sbagli, delle parole dure, delle ferite e degli errori. Forse è proprio questo l’Amore. Perché a chiudere storie su storie, a spegnere un sentimento, oggi sembra volerci poco. Allora ho capito che l’uomo è uomo quando non ha paura di mostrarsi vulnerabile. Quando parla col cuore, e lascia perdere la testa. Quando lotta e rischia, pur consapevole di un no. Quando non mette l’orgoglio rischiando di perdere chi ama. Quando si mette a nudo, cuore ed anima. Quando non si vergogna di piangere, o di diventare ridicolo nei gesti e nelle parole. Chi non lo è per amore? E a chi ha guardato tutto ciò che ha fatto per riconquistarla e gli ha detto “sei poco uomo”, lui ha risposto: “L’unica volta in cui mi sono sentito poco uomo è stato quando è finita questa storia, è stato quando ho perso lei”.
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Da D ad F, le loro iniziali
Ho conosciuto una ragazza,
mi ha raccontato per caso
la sua storia d’amore.
Poco,
pochissimo,
ma sono bastate poche parole
per voler scrivere di lei.
L’ho immaginata.
Lei e lui.
Insieme a Piccola,
una gatta,
la loro,
regalo d’amore che li lega.
Anche adesso che non stanno insieme.
Sono passati anni
da quando si sono lasciati.
Sembra almeno,
perché poi c’è il cuore
e lui li tiene insieme.
Come altri,
come tanti,
prima di loro,
dopo di loro.
Questa è la storia di mille storie,
di amori forti
che non dovrebbero finire,
ma che finiscono
tutti o quasi
inevitabilmente.
Senza logica,
senza dovere,
senza volere.
E poeti,
maestri,
cantanti,
scrittori
ci provano a capirne il motivo
ma non ci riescono.
E allora ne scrivono,
ne raccontano i tratti,
ne ricordano l’eco.
Come loro,
da D ad F,
le loro iniziali.
Lui che l’amava molto
più di tutti.
Lui che ne amava i difetti,
che la faceva sentire più bella
di come si sentiva da sola.
Lui e lei.
In campeggio,
in macchina,
in tenda,
nei progetti
e nei sogni.
Lui e lei
e Piccola
che li ha uniti.
Gatta
e testimone d’amore.
Il loro.
E salvezza.
Perché ha salvato lei
quando tutto era buio,
nero.
Quando lui ha fatto un errore,
di nome abbandono.
Per poi ritornare,
riconquistare,
amare
ancora di più,
più forte e più stretto.
L’amore,
che spesso impone gli sbagli
per poter scoprirsi più grande.
Ma ne lascia i segni,
le cicatrici,
le ferite fragili.
E vince l’orgoglio
che ha vinto su lei.
E non l’ha perdonato,
ha temuto un altro abbandono.
L’orgoglio,
maestro di danni.
E finisce un amore,
e all’inizio sembra giusto così.
Ma passa il tempo
e manca quel cuore.
E oggi ancora le brillano gli occhi
le basta soltanto nominarlo
raccontarlo
ricordarlo.
Quello era amore,
finalmente l’hai capito,
ed eri felice.
Tormenti,
domande
sarò ancora felice?
Si chiede.
Se l’amore è uno solo
io l’ho perso
ne avrò mai un altro?
Ed io,
umile poeta al servizio del cuore,
non ho risposta certa da dare.
Ma una cosa la so
L’amore, se è amore, non finisce
L’amore finisce e, se è amore vero, poi ritorna
L’amore si allontana e si ritrova.
Come un elastico fino allo stremo
che ti riporta al punto di partenza.
Affidati al tempo,
potrà ridarti un amore
che credevi finito,
o donartene uno nuovo
quello vero
che pensavi di non incontrare
e invece eccolo
sarà lì per te.
Cadrai? Ti rialzerai! Ti amo amore mio
Eravamo in piazza, tra amici. Avevamo avuto discussioni, poi lui era partito, ed erano settimane che non ci vedevamo. Avevo il cuore a mille, anche se dubitavo che vedersi potesse essere ancora come prima. Magari saremmo stati gelidi, cambiati, indifferenti. Poi fu un attimo. Arrivò e il tempo di nemmeno un ciao già lo stavo abbracciando. “Ciao amore mio”, pensai dentro di me.
Più tardi mi si avvicinò qualcuno che per me era come una mamma. Mi portò più in là, in disparte.
«Cos’hai piccola? Lo vedo che non stai bene.»
«Sì, è un periodo pesante. Tanti problemi diversi.»
«E qui come va?» Mi chiese poggiandomi una mano all’altezza del cuore.
Poi si voltò a guardare il mio lui. Rimasi sorpresa perchè non le avevo detto nulla in quei mesi, era un sentimento così pulito che avrei voluto tenerlo protetto dal mondo, la paura di perderlo era immensa. Non facevamo grossi gesti davanti agli altri.
«Come l’hai capito?» Le chiesi.
«Lo so da mesi. Un giorno vi ho visti insieme, era Gennaio. Lui ti sfiorava come solo chi ti ama può farlo, e tu lo guardavi come solo chi ama può guardare.»
Feci un sorriso imbarazzata. «Sì però non funziona. Non lo vedo preso, sono sempre io a rincorrerlo. Ed ho paura di soffrirci dopo.»
«Piccola mia, io lo so che fino ad oggi hai solo sofferto, che le cose non sono mai andate per come ti meritavi e che la tua fiducia nel mondo è minima, ma non puoi frenarti per questo. Lo vedi quell’uomo laggiù?» Mi disse indicando il mio lui. «Vattelo a prendere. Buttati con tutta te stessa. Fate qualcosa! Sposatevi, fate un figlio, andate a vivere insieme! Costruitevi qualcosa di vostro, solo vostro. Andrà male? Ti accorgerai che le tue paure erano giuste? Cadrai? Ti rialzerai! Come tutte le volte che l’hai già fatto fino ad oggi. Lo vedi quell’altro uomo laggiù?» Mi disse indicando suo marito. «Ero molto più piccola di te quando ho messo in gioco tutta me stessa. Avevo solo 20 anni, un figlio in arrivo e la paura di saltare. L’istinto era quello di buttare tutto all’aria, e continuare per la mia vita. Ma se lo avessi fatto oggi non avrei la famiglia meravigliosa che ho. Vuoi sapere se è stato facile in questi anni? No! In 20 anni ho pensato di divorziare almeno 17 volte, tenendo conto solo di quelle serie! Siamo arrivati a dirci di tutto, abbiamo litigato così tante volte da perdere il conto, ci siamo allontanati e abbiamo lanciato anche qualche piatto forse. Ma ci siamo sempre ripresi, sempre tenuti, sempre amati. E lo amo ancora oggi, e lui ama me. Adesso andiamo da loro.»
Mi prese a braccetto e ci dirigemmo verso i nostri uomini. Arrivai dal mio e decisi di fare un altro passo verso di lui, perchè alla fine lo facevo per noi. Avrei voluto ne facesse uno lui, almeno stavolta. Avrei voluto essere più orgogliosa e farmi inseguire un po’. Ma con lui non funzionava. Se scappavo lui mi lasciava andare. Ci teneva poco? Può darsi. Ma in quel momento non riuscivo ancora a lasciarlo andare.
«Vieni un attimo con me?» Gli dissi prendendolo a braccetto. Lui annuì. Camminammo un po’, allontanandoci dalla piazza e da occhi indiscreti. Mentre camminavamo scherzammo un po’: «che è successo?» Mi chiese lui.
«Ti devo rimproverare per una cosa.» Gli dissi. Mi guardò preoccupato.
E invece, non appena fummo sufficientemente nascosti, lo guardai occhi negli occhi. Gli stessi occhi che amava tanto, gli stessi che sistemavano sempre tutto. Mi avvicinai piano piano «mi sei mancato» gli dissi.
«Anche tu» mi rispose. Da lì non ricordo più il dialogo perchè ero totalmente andata, persa. Ci baciammo di un bacio bellissimo. Erano mesi di baci eppure quello mi sembrò il primo. A volte con lui accadeva. Guardarsi era ogni giorno come il primo giorno. Fu bellissimo quella sera. Era come se la gente intorno a noi fosse scomparsa.
Poi ci guardammo ancora, sapevo cosa voleva sentirsi dire. Mi aveva detto ti amo un po’ di tempo fa ma io non ero mai riuscita a dirglielo. Ero molto chiusa sentimentalmente, e molto spaventata. Piena di ferite e cicatrici. A volte mi aveva un po’ spinta a dirglielo, e la cosa mi aveva infastidito. Ma non gliel’avevo mai detto. Così quella sera provai a farmi forza, ad andare oltre i miei limiti. Avevo interrogato il mio cuore e speravo mi aiutasse a parlare per me, che di parole ne usavo pochissime.
«Cosa provi per me?» Mi chiese.
Glielo dissi, mentre mi scoppiava il cuore: «io ti amo».
Mi sorrise: prima con gli occhi, che si illuminarono, poi con tutto il resto del viso. E mi strinse fortissimo.
L’arte del Kintsugi: salvare i rapporti, partendo dagli errori
Quando un oggetto, cadendo, si rompe in mille pezzi, l’istinto è quello di buttarlo, seppur dispiaciuti o arrabbiati. Lo stesso succede con i rapporti umani. Eppure c’è un’alternativa, più faticosa ma sicuramente più importante: si chiama Kintsugi.
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