Eravamo in piazza, tra amici. Avevamo avuto discussioni, poi lui era partito, ed erano settimane che non ci vedevamo. Avevo il cuore a mille, anche se dubitavo che vedersi potesse essere ancora come prima. Magari saremmo stati gelidi, cambiati, indifferenti. Poi fu un attimo. Arrivò e il tempo di nemmeno un ciao già lo stavo abbracciando. “Ciao amore mio”, pensai dentro di me.
Più tardi mi si avvicinò qualcuno che per me era come una mamma. Mi portò più in là, in disparte.
«Cos’hai piccola? Lo vedo che non stai bene.»
«Sì, è un periodo pesante. Tanti problemi diversi.»
«E qui come va?» Mi chiese poggiandomi una mano all’altezza del cuore.
Poi si voltò a guardare il mio lui. Rimasi sorpresa perchè non le avevo detto nulla in quei mesi, era un sentimento così pulito che avrei voluto tenerlo protetto dal mondo, la paura di perderlo era immensa. Non facevamo grossi gesti davanti agli altri.
«Come l’hai capito?» Le chiesi.
«Lo so da mesi. Un giorno vi ho visti insieme, era Gennaio. Lui ti sfiorava come solo chi ti ama può farlo, e tu lo guardavi come solo chi ama può guardare.»
Feci un sorriso imbarazzata. «Sì però non funziona. Non lo vedo preso, sono sempre io a rincorrerlo. Ed ho paura di soffrirci dopo.»
«Piccola mia, io lo so che fino ad oggi hai solo sofferto, che le cose non sono mai andate per come ti meritavi e che la tua fiducia nel mondo è minima, ma non puoi frenarti per questo. Lo vedi quell’uomo laggiù?» Mi disse indicando il mio lui. «Vattelo a prendere. Buttati con tutta te stessa. Fate qualcosa! Sposatevi, fate un figlio, andate a vivere insieme! Costruitevi qualcosa di vostro, solo vostro. Andrà male? Ti accorgerai che le tue paure erano giuste? Cadrai? Ti rialzerai! Come tutte le volte che l’hai già fatto fino ad oggi. Lo vedi quell’altro uomo laggiù?» Mi disse indicando suo marito. «Ero molto più piccola di te quando ho messo in gioco tutta me stessa. Avevo solo 20 anni, un figlio in arrivo e la paura di saltare. L’istinto era quello di buttare tutto all’aria, e continuare per la mia vita. Ma se lo avessi fatto oggi non avrei la famiglia meravigliosa che ho. Vuoi sapere se è stato facile in questi anni? No! In 20 anni ho pensato di divorziare almeno 17 volte, tenendo conto solo di quelle serie! Siamo arrivati a dirci di tutto, abbiamo litigato così tante volte da perdere il conto, ci siamo allontanati e abbiamo lanciato anche qualche piatto forse. Ma ci siamo sempre ripresi, sempre tenuti, sempre amati. E lo amo ancora oggi, e lui ama me. Adesso andiamo da loro.»
Mi prese a braccetto e ci dirigemmo verso i nostri uomini. Arrivai dal mio e decisi di fare un altro passo verso di lui, perchè alla fine lo facevo per noi. Avrei voluto ne facesse uno lui, almeno stavolta. Avrei voluto essere più orgogliosa e farmi inseguire un po’. Ma con lui non funzionava. Se scappavo lui mi lasciava andare. Ci teneva poco? Può darsi. Ma in quel momento non riuscivo ancora a lasciarlo andare.
«Vieni un attimo con me?» Gli dissi prendendolo a braccetto. Lui annuì. Camminammo un po’, allontanandoci dalla piazza e da occhi indiscreti. Mentre camminavamo scherzammo un po’: «che è successo?» Mi chiese lui.
«Ti devo rimproverare per una cosa.» Gli dissi. Mi guardò preoccupato.
E invece, non appena fummo sufficientemente nascosti, lo guardai occhi negli occhi. Gli stessi occhi che amava tanto, gli stessi che sistemavano sempre tutto. Mi avvicinai piano piano «mi sei mancato» gli dissi.
«Anche tu» mi rispose. Da lì non ricordo più il dialogo perchè ero totalmente andata, persa. Ci baciammo di un bacio bellissimo. Erano mesi di baci eppure quello mi sembrò il primo. A volte con lui accadeva. Guardarsi era ogni giorno come il primo giorno. Fu bellissimo quella sera. Era come se la gente intorno a noi fosse scomparsa.
Poi ci guardammo ancora, sapevo cosa voleva sentirsi dire. Mi aveva detto ti amo un po’ di tempo fa ma io non ero mai riuscita a dirglielo. Ero molto chiusa sentimentalmente, e molto spaventata. Piena di ferite e cicatrici. A volte mi aveva un po’ spinta a dirglielo, e la cosa mi aveva infastidito. Ma non gliel’avevo mai detto. Così quella sera provai a farmi forza, ad andare oltre i miei limiti. Avevo interrogato il mio cuore e speravo mi aiutasse a parlare per me, che di parole ne usavo pochissime.
«Cosa provi per me?» Mi chiese.
Glielo dissi, mentre mi scoppiava il cuore: «io ti amo».
Mi sorrise: prima con gli occhi, che si illuminarono, poi con tutto il resto del viso. E mi strinse fortissimo.
Tag: sorpresa
Giorno 6
Una candelina per ogni nostro errore,
per ogni parola detta di troppo
e per altre dette troppo poco.
Una candelina per ogni spesa fatta insieme,
per ogni piatto cucinato,
per ogni tavolo apparecchiato.
E poi un’altra,
per ogni broncio e per ogni silenzio,
per ogni sorriso e ogni risata.
Un’altra ancora,
per ogni difetto sopportato,
per ogni problema superato,
per ogni distanza colmata.
Una candelina per ogni promessa,
per ogni speranza,
per ogni ricordo bello che batte il male.
Un’ultima per ogni forza che c’è mancata,
per ogni terza persona ascoltata
che si è messa in mezzo quando ci ha trovati
fragili e arrabbiati.
E quindi sono sei le candeline,
come il tuo giorno ed anche il mio.
E chiamarsi fa paura. Nel doverci dire troppo
e nel finire a dirci niente.
Per poi scoprire che non siamo più noi.
E allora, impauriti, ci accontentiamo dei ricordi.
Soffia su ogni candelina,
sorridi ad ogni torta e ad ogni sorpresa.
Anche se non è mia. Che io sono qui e tu sei lì.
Anche se non so dove. Ma, ovunque sia,
stasera esprimi un desiderio, e poi soffia.