Dedicato alle donne che bastano a loro stesse. Quelle che non si accontentano.
Quelle che scelgono di stare con qualcuno
per amore, soltanto per Amore.
Quelle che non hanno paura della solitudine,
perché hanno capito che può essere un tempo per conoscersi e per ascoltarsi.
Dedicato alle donne che da sole
sanno fare tutto.
Quelle che hanno imparato a cavarsela
nei guai più grandi, nei dolori più forti,
nelle salite più ripide.
Quelle che quando sono cadute
si sono rialzate da sole.
Quelle che oggi chi le ferma più.
Quelle che non hanno bisogno di un uomo
per riempire i loro vuoti, il loro tempo,
i loro spazi. Ma il loro cuore.
Dedicato a quelle donne che non cercano
un uomo, ma quell’uomo. Quello che le completi, come l’ultimo pezzo di un puzzle.
Quelle che non vogliono la tua casa,
la tua macchina, il tuo conto.
Quelle che vogliono solo lasciarti il pezzo più buono della loro pizza, il loro tempo per accompagnarti nella vita, la loro mano per farti sentire la metà del peso e i loro occhi
per farti ricordare la strada di casa.
Dedicato a tutte quelle donne
che sono corteggiate ma non se ne vantano, perché si vanteranno, un giorno, solo di te.
Tag: uomini
Uomo per Amore
Io l’ho visto sbagliare, in una storia. La sua. L’ho visto combinare casini, tanto quanto lei. O forse di più, o forse di meno. Che importa? L’amore non si quantifica in colpe. Errori comuni delle storie, che però uno dopo l’altro ad un certo punto sembrano irrisolvibili. E dopo averlo visto sbagliare, l’ho visto ritornare. Tentarle tutte per voler ricominciare, provando a cambiare ciò che non andava, provando a far combaciare i pezzi che non erano riusciti ad incastrarsi. E ci ha creduto davvero. Ci ha creduto per due. Ha lottato per due. Ha sperato per due. Ha aspettato. Ha atteso lei. Perché lui l’aveva scelta. Dalla prima volta. Ogni volta. Oltre ogni addio, oltre ogni “è finita”, oltre ogni “siamo troppo diversi”, oltre ogni “non può funzionare”. Lui era stato più forte degli sbagli, delle parole dure, delle ferite e degli errori. Forse è proprio questo l’Amore. Perché a chiudere storie su storie, a spegnere un sentimento, oggi sembra volerci poco. Allora ho capito che l’uomo è uomo quando non ha paura di mostrarsi vulnerabile. Quando parla col cuore, e lascia perdere la testa. Quando lotta e rischia, pur consapevole di un no. Quando non mette l’orgoglio rischiando di perdere chi ama. Quando si mette a nudo, cuore ed anima. Quando non si vergogna di piangere, o di diventare ridicolo nei gesti e nelle parole. Chi non lo è per amore? E a chi ha guardato tutto ciò che ha fatto per riconquistarla e gli ha detto “sei poco uomo”, lui ha risposto: “L’unica volta in cui mi sono sentito poco uomo è stato quando è finita questa storia, è stato quando ho perso lei”.
Crocetta o “nonostante tutto”
Non ero una ragazza dai gusti facili e, nonostante dovessi ammettere che di ragazzi che mi facevano la corte ne avevo abbastanza, c’era sempre qualcosa in ognuno di loro che non mi andava bene. Alternavo periodi di totale chiusura, durante i quali rifiutavo persino un caffè, a periodi di “prova” se così possiamo definirli, durante i quali se qualcuno mi sembrava interessante magari mi convincevo a tentare un’uscita. Una sola, era difficile che qualcuno con me arrivasse alla seconda. Magari i più fortunati alla seconda o terza, se proprio vogliamo esagerare. Non lo facevo di proposito, non ero una di quelle che se la tirano o con la puzza sotto il naso, e nemmeno una di quelle che ti guardano dall’alto in basso, super viziate che non si accontentano mai. Io, semplicemente, avevo difficoltà a sentire qualcosa per qualcuno. E, soprattutto, avevo una visione troppo grande dell’amore, una considerazione troppo alta. Credo molto nelle sensazioni a pelle, nelle persone che si piacciono e non sanno spiegare il perché, quindi se ho qualcuno vicino ma non sento nulla non riesco a fingere o a portarla per le lunghe. Credo sia per questo che non ho mai compreso la gente che riesce a stare in coppia pur non essendo innamorata, o quelle coppie che stanno insieme per abitudine, o per paura della solitudine. Io, non avendo avuto una famiglia su cui contare, ero sempre stata abituata a cavarmela da sola, e anche quando mi ero fidanzata non mi ero mai “appoggiata” al mio uomo. La paura di ricevere un rinfaccio o, peggio, la paura di sentirmi debole e perduta una volta ritrovata sola mi terrorizzava.
Insomma, io da sola stavo da Dio, non mi mancava nulla! E quando ti senti così, puoi stare con qualcuno solo se quel qualcuno riesce a rendere migliore quella situazione già ottima. La mia più cara amica si divertiva parecchio con me, si era anche inventata una sorta di codice per depennare gli uomini che non mi andavano bene. Il codice consisteva nelle classiche spunte e crocette, come quelle dei test, che ti dicono se il risultato è positivo o negativo. Solo che nel mio caso di spunte lei non poteva metterne mai, e la lista includeva solo crocette. Al ritorno da ogni appuntamento lei era li che mi aspettava: trovavo un suo messaggio con scritto “com’è andata?” e io le dicevo che non era andata bene, e lei mi rispondeva “ok, crocetta”, che nel nostro linguaggio significava depennato.
Le motivazioni che le davo erano la parte che la divertiva di più: quel tipo no perché a tavola stava troppo in silenzio, quell’altro no perché invece parlava troppo; no perché era troppo curato più di una donna, no perché portava una camicia orrenda, e cosi via di seguito. Lei mi definiva “spietata”, anche perché non davo giustificazioni a nessuno e neppure seconde possibilità. Per questo le era stato sempre facile capire quando un uomo mi piaceva davvero, anche quando io non volevo ammetterlo a me stessa. Perchè le uscite diventano più di due, e anche quando c’erano difetti, dubbi e problemi, non mollavo. Non depennavo. Nessuna crocetta. Piuttosto un “nonostante tutto”. L’amore è il “nonostante tutto”.
Coprirla di notte
Era con amiche e si parlava di uomini e regali.
E di colpo si era ricordata che lui non le aveva
mai fatto un regalo nei mesi che erano stati insieme,
eppure a lei la cosa non le era mai pesata, nemmeno adesso a distanza di tempo.
Provò a chiedersi il perché, e la risposta arrivò immediata: le aveva regalato molto di più. Presenza, attenzioni, dimostrazioni. Lui c’era sempre. La voleva sempre. L’amava sempre. Anche le poche volte che non erano insieme, anche quando lui era al lavoro, perfino quando erano litigati.
Le regalava molto di più amandola nelle piccole cose.
Come quando si sacrificava a dormire con la coperta
in pieno agosto, solo perché lei soffriva il freddo, mentre lui non sopportava il caldo.
Ma la dimostrazione d’amore più grande arrivava in piena notte, mentre lui pensava che lei dormisse: lui si svegliava solo per controllare che lei fosse coperta.
La toccava e si rendeva conto di quanto fosse ghiacciata. Così tirava la coperta dal fondo del letto e la copriva. La mattina dopo non le diceva niente, ma non sapeva che lei in quelle notti spesso era sveglia, e che amava tanto prendersi quella piccola attenzione che nessuno aveva mai avuto per lei, e che nessun regalo avrebbe mai potuto darle.
Te l’ho già detto che stasera sei bellissima?
«Te l’ho già detto che stasera sei bellissima?»
Era la prima frase che le diceva tutte le volte che uscivano a cena insieme. Inizialmente lei non ci credeva, era sempre stata insicura sul suo aspetto, nonostante i tanti uomini che le correvano dietro. Di certo lui non era il primo a dirglielo, ma era il primo a farglielo credere. Col tempo era arrivata a sentirsi bella davvero, qualsiasi cosa indossasse, qualsiasi trucco evitasse, qualsiasi passo facesse.
Passavano i giorni, le settimane, ma loro erano rimasti uguali. Lui non smetteva mai di farla sentire bellissima, e lei di arrossire ogni volta. Sinceramente imbarazzata, scrutandolo con gli occhi per capire se fosse sincero. Lo era. Lui la guardava ogni volta come chi ha davanti a sé la cosa più bella del mondo. E allora, alla fine, così bella si sentiva pure lei.
«Te l’ho già detto che stasera sei bellissima?» Le diceva di nuovo mentre sfogliavano il menu, mentre ordinavano, mentre aspettavano la pizza, mentre mangiavano.
La metteva in difficoltà. Gli piaceva notare che c’era ancora una donna in grado di imbarazzarsi davanti ai complimenti. Gli piaceva ancora di più perché quella donna era la sua.
A volte sembrava andarne fiero.
«Te l’ho già detto che stasera sei bellissima? Non lo ricordo.» E lei sorrideva. Sorrideva sempre quando era con lui. Bella, più bella quando si guardava attraverso gli occhi di lui.